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Ogni veste coprendo svela:

è in forza di questa apparente contraddizione che il vestire assume quella efficacia simbolica

che lo colloca tra le realtà più tipicamente umane,

a tal punto da essere intima alla logica della stessa Incarnazione.

 

Nel grembo della Vergine Maria il Verbo assume la "veste" della nostra carne che rivela a noi la gloria di Dio.

Come ogni elemento profondamente umano, anche le vesti entrano nel linguaggio della celebrazione liturgica

con tutta la forza della loro capacità espressiva.

L'efficacia simbolica delle vesti in relazione al culto è testimoniata già nella prima alleanza.

Così il libro del Siracide (50,11) descrive il sommo sacerdote nell'atto di presentare le offerte:

«Quando indossava i paramenti solenni, quando si rivestiva con gli ornamenti più belli,

salendo i gradini del santo altare dei sacrifici, riempiva di gloria l'intero santuario».

La solennità delle vesti è, dunque, come un riflesso della gloria di Dio.

La magnificenza dell'abito sacerdotale di Aronne è contemplata anche

dall'antica preghiera di consacrazione del vescovo

per il quale si chiede a Dio la grazia di far risplendere nei suoi costumi e nelle sue opere

tutto ciò che è figurato negli abiti preziosi variamente lavorati e risplendenti di oro e di gemme

(cfr. Sacramentarium Veronense n. 594).

Senza l'interiore bellezza di una vita concreta spesa nel ministero,

ogni ricercatezza esteriore diventa o vanità o ostentazione

di potere o l'una e l'altra cosa insieme, vale a dire quanto di più estraneo vi possa essere

alla verità del celebrare cristiano.

L'Ordinamento Generale del Messale Romano (n. 335) evidenzia una duplice funzione delle vesti liturgiche:

esse manifestano esteriormente la distinzione dei compiti delle membra del corpo mistico di Cristo

e contribuiscono al decoro dell'azione sacra.

Le vesti sacre sono, dunque, una modalità - semplice, ma non per questo da svalutare in una pretesa essenzialità

che spesso altro non è che superficiale sciatteria - con la quale i ministri del culto cristiano

esprimono la dignità del dono ricevuto a servizio dell'assemblea.

Ogni veste liturgica ha un unico modello esemplare al quale ispirarsi e al quale tendere:

le vesti di Gesù candide come la luce nella sua Trasfigurazione sul monte Tabor.

È quella bellezza lucente, il cui contenuto è la sua gloriosa passione, morte e risurrezione,

che ogni elemento dell'azione celebrativa deve far risplendere.


Non è, quindi, compito facile realizzare una veste liturgica: richiede sensibilità ecclesiale,

conoscenza dello sviluppo storico delle vesti per il culto,

comprensione del loro valore rivelativo sia della realtà ministeriale sia della bellezza

che sempre accompagna l'agire di Dio.

A questo compito alto ben corrisponde il Laboratorio LAVS.

La rilettura del patrimonio antico, la raffinata scelta dei materiali, i loro sapienti accostamenti,

la cura artigianale per ogni esemplare è ciò che mette la produzione di questo atelier

a servizio della bellezza del celebrare cristiano.

+ Vittorio Viola, vescovo

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